Invito alla lettura | Nudismo, nudità e naturismo nella Storia | 1
Prima parte – Dalla bibbia all’India antica
Ci avviamo verso la conclusione della nostra rubrica. Vogliamo completarla con una serie di articoli “antologici” che ci permetteranno di ripercorrere la Storia degli ultimi 4000 anni.
Mentre il naturismo organizzato, come movimento, è considerevolmente giovane, la nudità sociale è vecchia quanto Adamo ed Eva.
In questa prima parte esploreremo il nudismo e la nudità nel corso delle età più antiche.
Le origini
Quando viene menzionata la parola “nudo” o nudità”, spesso il primo pensiero va ad Adamo ed Eva. Il libro biblico della Genesi afferma, alla fine del capitolo 2, nel versetto 25, che l’uomo e sua moglie erano entrambi nudi e non provavano vergogna.
Nel capitolo 3, dopo che Adamo ed Eva ebbero mangiato il frutto dell’albero proibito, diventarono consapevoli della loro nudità e si coprirono per la vergogna. Tuttavia leggendo questa storia, oggi, nel nostro contesto culturale, sociale e politico, non considereremmo Adamo ed Eva dei veri e propri “nudisti” sociali.
Nel mondo esistevano solo due persone. Pertanto, non esisteva una vera società, una cultura o un’arena politica in cui confrontarsi. Tuttavia, esistono oggi i “Cristiani Nudisti” che relativamente a questo passaggio della Bibbia, affermano che il vero peccato sia stato proprio che Adamo ed Eva si siano coperti. Secondo molti, Dio creò il corpo umano e costui non ha mai creato nulla di cattivo o brutto.
Inoltre, in tutta la Bibbia ci sono riferimenti alla nudità profetica, come Saul che giace nudo allo scopo di avere una visione o la nudità gioiosa, come quella del Re David che balla nudo per la gioia quando l’Arca dell’Alleanza arrivò a Gerusalemme.
Tuttavia, oggi, nessuna cultura nel suo insieme, pratica il nudismo liberamente e questo fa pensare che nel corso dei secoli molto sia cambiato nella valutazione delle parole della mitologia cristiana. La vera origine del “nudismo/nudità sociale” dovrebbero invece essere ricondotte all’antico Egitto, all’epoca Greca e all’Impero Romano.
Fu in quelle società che la nudità come aspetto culturale, sociale politica ebbe le proprie basi.
La nudità e la sua negazione ha svolto un ruolo importante nello sviluppo del Mondo e si è evoluta, attraversando climi politici e sociali, dalle origini in Grecia all’Inghilterra vittoriana, fino al periodo rinascimentale, in Europa come in America nel ventesimo e ventunesimo secolo.
La nudità nell’Egitto antico
Durante alcuni dei numerosi scavi archeologici eseguiti in Egitto furono scoperte tavolette che lasciano credere che il faraone Akhen-Aton (1385-1353 a.C.) e sua moglie Nefertiti, considerassero il Sole la vera fonte della vita. Quindi appare naturale che essi godessero della nudità e degli effetti del Sole sulla pelle come auspicabili sia per motivi fisici che spirituali.
Gli archeologi dell’epoca vittoriana che hanno scoperto le tavolette e le sculture murali sono stati sorpresi quando si sono resi conto che il faraone e sua moglie, insieme alla corte egizia, praticavano la nudità sociale non solo nelle piscine, ma anche nei giardini reali e nel palazzo.
Mentre gli antichi egizi abbracciavano serenamente la nudità, gli ebrei dell’epoca consideravano la nudità culturalmente imbarazzante. La maggior parte degli ebrei, quando venivano catturati durante guerre, battaglie o razzie, erano costretti a rimanere nudi e spesso venivano frustati sulle natiche. Quegli ebrei che combattevano nelle arene dei gladiatori spesso coprivano il loro glande allo scopo di nascondere il fatto che fossero circoncisi in quanto questo li identificava come appartenenti alla loro razza, fatto questo che li condannava alla pubblica derisione.
Gli imperi Greci e Romani
Secoli dopo il regno del faraone Akhen-Aton, la cultura greca iniziò un movimento culturale verso la vita olistica.
La cultura greca di quel tempo considerava il corpo umano esteticamente piacevole e un’opera d’arte vivente. In epoca ellenica, le rappresentazioni del corpo umano nudo non erano solo abituali, ma molto apprezzate. Il gradimento di tali rappresentazioni non era considerato dal cittadino greco come fonte di erotismo, ma piuttosto come una forma di arte e di apprezzamento per la natura, applicato all’uomo.
I Greci erano noti per il loro atletismo e l’attività sportiva che veniva prativata nei ginnasi (gymnasium), che letteralmente tradotto, significa “luogo per allenarsi nudi”.
Nella Roma e Grecia antica, la nudità pubblica era accettabile non solo nell’arena sportiva, ma anche nei famosi complessi termali pubblici. L’abbigliamento nei due Imperi era pratico e leggero e lo spogiarsi era semplice e veloce. Le vesti drappeggiate potevano essere rimosse semplicemente sciogliendo il nodo sulla spalla.
Gli stessi ginnasi non erano semplicemente luoghi per l’esercizio fisico, ma anche centri in cui venivano insegnate la musica, la filosofia e l’istruzione in generale.
Nel culto degli dei, greci e romani non cercavano solo di compiacere le loro divinità, ma anche di imitarli. E in tale sforzo facevano di tutto per sviluppare i loro corpi e le loro abilità al meglio delle loro capacità.
Le principali scuole di filosofia, musica e arte erano tutte ospitate nei ginnasi.
In tale ottica, la religione, come semplice credo, cominciò a declinare e ad essere sostituita dalla filosofia, in cui la nudità come movimento sociale, culturale e politico, rappresentava un aspetto non trascurabile. Socrate, ad esempio, sosteneva la nudità come una forma di onestà.
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La nudità e le olimpiadi
Nei giochi olimpici la nudità ha sempre rappresentato una tradizione. Gli storici ritengono che i Giochi Olimpici abbiano avuto inizio intorno al 1100 a.C. come un evento celebrativo della pace tra i re delle varie città greche come Atene, Sparta, Olimpia, Pisatis, Delfi e Corinto .
Nel 776 a.C., i Giochi Olimpici erano ormai diventati un omaggio agli dei e alla mitologia greca. Gli storici affermano che gli Spartani siano stati i primi a togliersi le vesti durante gli allenamenti e la competizione.
Gli Spartani, nudi, vinsero la maggior parte dei giochi e degli eventi. Il resto della società greca lo notò e li imitarono prontamente. Gli spartani riuscirono a vincere perché non erano ostacolati e appesantiti dagli abiti.
La nudità rimase una parte importante non solo dei Giochi olimpici, ma anche di vari altri eventi Panellenici. Si pensa che la nudità abbia dato agli atleti un vantaggio competitivo, e allo stesso tempo permetteva agli arbitri di assicurarsi che non ci fossero tentativi di truffe.
Prove, sotto forma di opere d’arte e statue come l’opera Milone di Crotone, esistono oggi e dimostrano che i Greci onoravano la nudità come anche l’atletismo.
Le Olimpiadi proseguirono in questo modo e la cultura greca e romana divenne ampiamente nota e considerata nel corso dei secoli.
Nel 393 d.C. l’imperatore romano Teodosio ritenne che i Giochi Olimpici fossero dei rituali pagani e li bandì. L’interruzione della tradizione ha portato gli atleti, i filosofi e i ginnasi stessi a essere trattati con disprezzo. Allo stesso modo i giochi dei gladiatori nelle arene, anche essi combattuti in nudità, furono abbandonati.
L’opinione cristiana secondo la quale la nudità fosse un peccato divenne la norma e
cominciò a diffondersi in tutta Europa.
La nudità nell’India antica
Nello stesso momento in cui la Grecia e Roma stavano vivendo la loro libertà nell’abbigliamento allo scopo di celebrare la mente e il corpo, anche gli antichi e sacri indiani stavano sperimentando la “gymnos”, la nudità del corpo e dell’anima, vissuta attraverso numerose sette di ginnasti e filosofi nudi.
Alessandro Magno fu così colpito da questi uomini, che inviò il suo filosofo personale in India per farlo incontrare con i pensatori locali e scambiare idee e teorie.
Più tardi Alessandro stesso si recò in India e incontrò questi filosofi e uomini sacri, e fu colpito allo stesso modo di come lo furono i filosofi greci che avevano viaggiato in questo Paese. Questo portò a numerosi scambi culturali tra i due universi di pensiero.
Vi erano un gran numero di sette ascetiche in India che vissero e praticarono i loro riti in nudità. Non viene mai riferito, ma lo stesso Buddha era un asceta che praticava in nudità prima che le sue idee si concretizzassero nel buddismo.
Si ritiene che Buddha e i suoi seguaci iniziarono a indossare abiti al solo scopo di distinguersi dalle altre sette presenti in India.
Ci sono ancora uomini sacri che praticano oggi la nudità in India, la maggior parte dei quali associati alla sacra setta dei giainisti, un’antica religione indiana che ebbe inizio intorno al 500 a.C.
A differenza dei greci e dei romani, tuttavia, i giainisti non praticavano la nudità come espressione di libertà e apprezzamento per il corpo umano, l’arte e la natura. Piuttosto, i giainisti praticavano la nudità come una forma di pietà rinunciando a tutti i loro beni terreni, vestiti inclusi.
È stato ritenuto da storici e studiosi che mentre i Greci si concentravano principalmente sull’enfasi, sulla bellezza, conoscenza e divertimento, i gymnosofisti dell’India praticassero la nudità come un metodo volto ad ottenere l’illuminazione spirituale e a divenire un tutt’uno con l’universo.
Il legame che sembra unire le due culture insieme era l’idea di pace che sia i Giochi Olimpici che le pratiche giainiste perseguivano.
Allo stesso modo in cui i cristiani repressero la nudità in Grecia e a Roma, in India le pratiche della Gymnos furono interrotte all’arrivo dei britannici e all’invasione del sub-continente dalla cultura sessuofobica anglosassone.
…continua…
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