Le pratiche naturiste utili alla salute. (Seconda parte)

 

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Anticapitalismo, decrescita e no-global.

Nell’ottica corretta che le grandi concentrazioni fanno male alla salute del pianeta e anche a quella mentale degli individui, va da sé che la concentrazione di capitali in mano ad un solo uomo o, peggio ancora, ad un piccolo branco, producono effetti dirompenti sull’armonia e l’equilibrio della società.
Oggi più che mai ne abbiamo esempi significativi sotto gli occhi. Dalle multinazionali ai miliardari “cani sciolti”, tutti lavorano alacremente per far stare peggio tutti gli altri.

 

Oggi si è aggiunto un aspetto ancora più infido: riescono a far credere che ci forniscono merci e servizi che servono a farci star meglio. Troviamo alcune similitudini, con questa istanza del naturismo, nella locuzione no-global, nata intorno al 1999 per definire l’omonimo movimento. Essa indica un insieme di gruppi, organizzazioni non governative, associazioni e singoli individui relativamente eterogenei dal punto di vista politico ed accomunati dalla critica all’attuale sistema economico neoliberista. La critica principale del movimento è volta verso le multinazionali: secondo gli aderenti, il loro potere è così forte da condizionare le scelte dei singoli governi verso politiche non sostenibili da un punto di vista ambientale ed energetico, imperialiste, non rispettose delle peculiarità locali, e dannose per le condizioni della gente.
Come si può fare dunque per contrastare questi signori? Spostare il mercato verso progetti etici e nel senso opposto alla concentrazione di capitali. Destinare il proprio denaro solo all’acquisto, per via diretta (senza intermediari), di beni realizzati da comunità/aziende che hanno al loro interno un progetto alternativo/di sostegno e/o di promozione di attività che siano etiche, ecologiche ed olistiche. Parcellizzando i propri consumi verso piccole e piccolissime realtà si evita la concentrazione di capitali. Infine, si sta affacciando sempre più prepotentemente un nuovo concetto di sviluppo: la Decrescita. Sviluppo economico e sociale ottenuto attraverso la decrescita dei consumi impattanti, inquinanti e dannosi, investendo sul risparmio energetico, sulla qualità a scapito della quantità, sul riuso di beni già esistenti, sull’auto-produzione di cibo/beni, sul baratto/scambio, sul microcredito, sull’artigianato. Questo nuovo concetto collima, ancora una volta con l’istanza naturista originaria e l’effetto positivo è quello di creare occupazione e ricchezza attraverso la decrescita dell’impatto sulla natura: un’occasione da non perdere.

 

Ecologia.

Dal greco oikos che vuol dire casa o ambiente, è la disciplina che studia la biosfera, ossia la porzione della Terra in cui è presente la vita e le cui caratteristiche sono determinate dall’interazione degli organismi tra loro e con i fattori abiotici. E’ lo studio dell’economia della natura e delle relazioni degli animali con l’ambiente organico e inorganico, soprattutto dei rapporti favorevoli e sfavorevoli, diretti o indiretti con le piante e con gli altri animali.
Il termine fu coniato dal biologo tedesco Ernest Haeckel nel 1866 (dal greco οικια = casa e λογος = studio) e leggendo alcuni suoi scritti e vedendo l’epoca (fine ottocento, che corrisponde con la nascita del naturismo) e la sua nazionalità (Tedesca) è molto probabile che lo stesso Haeckel fosse naturista e/o abbia attinto e contemporaneamente influenzato il nascente movimento naturista. Molto interessante anche la sua “legge della sostanza”, che prevedeva la conservazione della sostanza come unione di materia ed energia; fondò una sua filosofia, il “monismo” dove sostanza e spirito sono un tutt’uno, e compongono un’unità che rende manifesto il mondo, attraverso una ciclica ed eterna evoluzione. Il suo sistema filosofico non è pertanto né materialistico né spiritualistico, è stato definito come un “ilozoismo scientifico” o un “panteismo ateistico”.
Questo ricorda molto la teoria di Reich sull’energia orgonica, nonché la successiva nascita della Bioenergetica strutturata da Alexander Lowen, allievo di Reich appunto. L’obiettivo di ogni naturista è l’assenza o riduzione al minimo dell’impronta ecologica – impatto sulla natura – di ogni singolo individuo e di ogni attività umana, anche attraverso l’uso di energie rinnovabili e di consumi di beni materiali ridotti, a vantaggio di un maggior consumo di beni immateriali e gratuiti (amicizia, contatto, amore, sesso, ecc.).

Pacifismo.

Intesa come scelta di metodi alternativi al conflitto – diplomazia, consultazioni, democrazia partecipata, ecc. – è un’altra delle prerogative fondamentali del Naturismo. Il termine si riferisce in effetti a un ampio spettro di posizioni, che vanno dalla specifica condanna della guerra a un approccio totalmente nonviolento alla vita. In definitiva, il pacifismo può avere basi etiche (la convinzione che la violenza sia moralmente sbagliata) oppure pragmatiche (la convinzione che la violenza non sia mai efficace). La recente visione del pacifismo è dunque contenuta nei principi storici del naturismo d’origine.

Articolo redatto da “Benessere Naturista.it”

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